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Soltanto fantascienza? Un’utopia? O un sogno che diviene realtà?
Peter Thiel, il fondatore di PayPal, nota società californiana che offre servizi di pagamento digitale e trasferimento di denaro tramite Internet, sta investendo in un nuovo e ambizioso progetto.
Si tratta della creazione di una nazione indipendente e autosufficiente che sorgerà in acque internazionali, governata con proprie regole, leggi e trattati commerciali.
Questa vera e propria nazione galleggiante verrà costruita in pieno Oceano Pacifico, a largo dell’Isola di Tahiti, nella Polinesia Francese, ed entro i prossimi tre anni, per un costo pari a 60 milioni di dollari.
A occuparsi del progetto è Joe Quirk, presidente della Seasteading Institute (un’organizzazione senza scopo di lucro, fondata nel 2008 a San Francisco), che ha trascorso quasi un decennio cercando di convincere il pubblico sulla fattibilità di questo progetto.
Joe Quirk considera la creazione della città galleggiante come una grande opportunità per riscrivere le regole che governano la società.
In un’intervista del 13 novembre 2017 sul “The New York Times”, lo stesso Joe Quirk ha spiegato che la nazione galleggiante nasce per lo scontento generatosi negli anni dovuto all’inefficienza dei governi di tutto il globo.
“I governi sono bloccati nei secoli precedenti. Non stanno facendo bene. Questo è dovuto alla terra, che incentiva un violento monopolio per il suo controllo”.
È stato più volte ribadito il suo sogno di “Liberare l’umanità dai politici”, perché insieme “Possiamo creare un’enorme varietà di governi per un’enorme diversità di persone”.
Quirk ha poi aggiunto: “Più gente si sposterà sulle città galleggianti, più alta sarà la possibilità di vedere lo sviluppo di pace, prosperità e innovazione”.
(https://www.nytimes.com/2017/11/13/business/dealbook/seasteading-floating-cities.html)
L’ideale di libertà alla base del progetto è stata spiegata da Patri Friedman, nipote di Milton Friedman, direttore esecutivo del Seasteading Institute ed ex ingegnere di Google, in un’intervista del 6 luglio 2017 sul quotidiano spagnolo “El Paìs”.
“Non promuoviamo nessuna ideologia specifica. Vogliamo offrire una piattaforma perché anche altri esplorino diversi modi di convivenza che li rendano più felici. Alcuni coloni potrebbero voler introdurre un reddito di base universale; altri potrebbero preferire le soluzioni del libero mercato. Alcuni si affideranno alla democrazia diretta, altri potrebbero lasciare la pubblica amministrazione ai burocrati, altri ancora a una combinazione di queste cose”.
(https://elpais.com/elpais/2017/07/06/eps/1499292328_149929.html)
Mr. Quirk e i suoi collaboratori hanno creato lo scorso 2017 una nuova società, la Blue Frontiers, che con l’appoggio del governo della Polinesia francese, sta lanciando il primo ecosistema galleggiante al mondo di start-up, laboratori e abitazioni. (https://www.blue-frontiers.com/)
La mission della Blue Frontiers è proprio quella di costruire uno spazio completamente autonomo e sostenibile sul mare, che si pone come una risposta realistica e rivoluzionaria alle sfide di una natura in rapido cambiamento.
Dal momento che non c’è abbastanza spazio sulla terra, è ora di espandersi sugli altri due terzi del globo, ossia i mari. Le isole galleggianti potranno evolvere dinamicamente in base alle esigenze dei loro abitanti e riuniranno aziende innovative, centri di ricerca, abitazioni e servizi, formando nuove comunità, unite dalla volontà di salvaguardare sia l’umanità sia la natura.
Alla base di tutto il progetto vi è una forte idea ecologista e total green: il focus sarà posto sulla sostenibilità ambientale della città, che sfrutterà principalmente energia solare ed eolica.
L’ energia pulita non servirà solo ed unicamente al fabbisogno energetico dei suoi residenti, ma anche ad alimentare impianti di desalinizzazione dell’acqua marina.
Le isole saranno infatti progettate per essere autosufficienti nei processi di smaltimento delle acque reflue, nella produzione di energia e di acqua pulita, e puntano a diventare autonome anche nel trattamento dei rifiuti.
Studi ambientali ed economici hanno dimostrato che la Polinesia francese presenta le condizioni ideali per la realizzazione questo progetto.
Le acque sono infatti poco profonde e calme, ideali per la costruzione di una città galleggiante. Offrendo a investitori, imprenditori, inventori e ingegneri il giusto ambiente in cui coltivare e sviluppare i loro talenti, la Polinesia francese potrà diventare all’interno del panorama scientifico una delle mete più attrattive, almeno secondo il parere della Blue Frontiers.
“Se potessi avere una città galleggiante, sarebbe essenzialmente un paese di start-up”, ha affermato in merito Joe Quirk.
La città avrà una struttura modulare costituita da una dozzina di piattaforme quadrate o pentagonali, di ridotte dimensioni, tutte connesse tra di loro, progettate per durare un massimo di 100 anni.
Le piattaforme saranno realizzate in cemento armato, legno locale, fibra di bambù, metallo e plastica riciclata; su di queste verranno costruiti una serie di edifici di un’altezza massima di tre piani che ospiteranno al loro interno tutta una serie di servizi come case, uffici, alberghi, ristoranti etc.
Le strutture disponibili potranno ospitare inizialmente circa 250-300 residenti, numeri che, nelle previsioni del Seasteading Institute, cresceranno nel tempo.
Se non si incontreranno ostacoli e resistenze da parte dei governi, la città galleggiante potrà crescere e ospitare migliaia di persone, ma c’è di più, potranno essere altrettante quelle che sorgeranno in tutti gli oceani.
Molti ricercatori e investitori dalle idee piuttosto visionarie e innovative si dicono pronti a impegnarsi nello sviluppo di questo nuovo progetto.
Lo scorso 2017 il governo della Polinesia francese ha accettato di lasciare che la Seasteading Institute iniziasse a testare nelle sue acque, per poi progettare una città pilota, di dimensioni ridotte.
Il costo del progetto? Secondo i calcoli della Seasteading saranno necessari più di 60 milioni.
I tempi per la realizzazione della città galleggiante? Incerti, la costruzione potrebbe iniziare presto e i primi edifici potrebbero essere abitabili nel giro di pochi anni.
Se il progetto di una nazione galleggiante può sembrare assurda, soprattutto nel 2018, basta pensare all’innalzamento del livello dei mari a causa dei cambiamenti climatici e degli ordini politici sempre più precari e instabili per cambiare idea.
Le città sono sovraffollate e inquinate, inoltre l’innalzamento del livello del mare minaccia il 40% della popolazione che vive nelle zone costiere.
Il dato sconcertante è che quasi un terzo delle isole della Polinesia francese potrebbe essere sommerso entro il 2100.
Ora bisognerà vedere quante persone saranno disposte ad accettare di vivere in nazioni galleggianti e capire se il progetto di Mr. Quirk e dei suoi collaboratori si concretizzerà in realtà o rimarrà soltanto una mera utopia.
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